Curiosità


Le Fake News



Fake news: due parole che sono entrare oramai nel linguaggio quotidiano. Ma cosa indicano, esattamente? I produttori della CBS (Columbia Broadcasting System), una rete televisiva nazionale americana, considerano fake news tutte quelle notizie di cui è possibile dimostrare la falsità ma che, nonostante ciò, hanno una grande capacità di attrazione nel pubblico. A dimostrazione di ciò, questi due termini vengono considerati come una parola sola, definita parola dell’anno 2017 e inserita tra i trend per il giornalismo di quell’anno. Con il tempo, però, l’uso del termine si è espanso a svariate categorie di notizie come la satira, i contenuti fuorvianti, falsi o anche ingannevoli.Proviamo a spiegare come e perché queste diventino tanto virali in così poco tempo: grande rilevanza viene data a questo tipo di notizia dalle testate giornalistiche che, seppur non con intenti ingannatori, diffondono queste cosiddette bufale poiché risultano lo strumento più efficace per attirare utenti. Il rischio, ovviamente, è che da semplice notizia di gossip si arrivi ad un fenomeno ben più grave, ovvero la disinformazione; se si tratta di temi di un certo peso quali la salute, la politica o l’economia l’azzardo può avere risultati tutt’altro che superficiali.
Nonostante questo fenomeno sia in voga da poco tempo, secondo alcune ricerche gran parte degli adolescenti non è in grado di riconoscere la veridicità di una notizia. Tra le numerosissime fake news girate nel 2017, si può prendere come esempio la foto della donna musulmana che cammina indisturbata con il cellulare in mano accanto alle vittime dell’attentato di fronte al Parlamento di Westminster a Londra; si è poi scoperto che l’immagine era stata diffusa da un account creato allo scopo di interferire con la politica britannica. A cosa ha portato, però, questa notizia? il primo pensiero della massa è stato considerare la fotografia come “un’ulteriore dimostrazione dell’indifferenza islamica verso gli attacchi terroristici”, connotando negativamente delle persone esclusivamente in base alla loro fede, ponendole quindi in una minoranza e dando poi per assodato che tale minoranza abbia un qualche intento negativo. Vedete, quindi, quanto possono essere pericolose queste “simpatiche” fake news? Finché si tratta di pettegolezzi poco male, ma nel momento in cui si vuole ampliare la risonanza mediatica attirando audience su false notizie riguardanti la società, la questione si fa ben più grave. se ci pensiamo, però, non è poi così difficile non farsi abbindolare da questi stratagemmi: c’è bisogno di un pizzico di senso critico e di curiosità, e si potrebbe limitare la diffusione di luoghi comuni che molto spesso, purtroppo, sono falsi. 





I Cambiamenti Climatici




Il fenomeno dei cambiamenti climatici non è affatto nuovo. Infatti, si dice che già gli antichi egizi dovettero prepararsi ad affrontare questo fenomeno 3000 anni fa. Caso curioso e che fa pensare è rappresentato dall’opera di Zecharia Sitchin “Il libro perduto del dio Enki”. La narrazione risale a 445.000 anni prima e ha come protagonisti gli Anunnaki, abitanti del pianeta Nibiru. La loro guida è il comandante Enki, il quale li condusse sulla Terra per cercare l’oro. Secondo le tavolette pervenute, e poi tradotte, del dio Enki, il pianeta Terra è parte sia del Sistema Solare, sia di un altro pianeta. Il motivo che spinse Enki e il suo popolo a cercare l’oro è il fatto che questo metallo era l’unico, grazie alle sue capacità e proprietà, in grado di ristabilire l’equilibrio dell’atmosfera del loro pianeta e renderlo così nuovamente abitale. Nonostante questa leggenda, il cambiamento climatico è la sfida chiave del nostro tempo. La nostra generazione è la prima a sperimentare il rapido aumento delle temperature in tutto il mondo e probabilmente l'ultima che effettivamente possa combattere l'imminente crisi climatica globale. Si stanno avvicinando impatti catastrofici. 
Le emissioni di gas serra stanno aumentando più rapidamente del previsto e gli effetti si stanno palesando prima di quanto si potesse supporre solo pochi anni fa. Il nostro pianeta è vicino a un punto di non ritorno, come testimoniato dalle sempre più intense e frequenti ondate di calore, inondazioni, siccità e frane, lo scioglimento dei ghiacciai e l'innalzamento del livello dei mari. Questi fenomeni avranno un impatto su milioni di persone, con effetti ancora maggiori su chi vive nelle zone più vulnerabili e povere del mondo, danneggeranno la produzione alimentare e minacceranno specie di importanza vitale, gli habitat e gli ecosistemi. Infatti, le carenze delle risorse idriche e la crisi dei raccolti sono solo alcuni dei risultati immediati di questa situazione, che ha un impatto devastante sugli esseri umani riducendoli alla fame o obbligandoli a migrare. Nonostante questa tragica situazione, i governi e le aziende stanno rispondendo con colpevole lentezza, come se il cambiamento climatico non rischiasse di mandare a pezzi le fondamenta della civilizzazione umana e dell’economia. Anche se i paesi soddisfacessero tutti gli impegni di mitigazione finora assunti, il mondo continuerebbe a confrontarsi con una minaccia di aumento medio della temperatura globale di almeno 4°c rispetto alla temperatura media dell’epoca preindustriale. È evidente che gli impegni assunti sinora non sono sufficienti. Infatti, oggi gran parte della comunità scientifica indica la soglia di rischio in 1,5°C: questa allerta è facilmente comprensibile se si pensa a tutti i fenomeni già in atto con l’attuale aumento che è di 0,8°C. 

L'uomo esercita un'influenza crescente sul clima e sulla variazione della temperatura terrestre in particolare attraverso attività quali, la combustione di combustibili fossili, la deforestazione e l'allevamento del bestiame. Queste attività insieme a quelle naturalmente presenti nell’atmosfera, creano i gas a effetto serra che incrementano l’effetto serra naturale, determinando così il fenomeno del riscaldamento climatico globale. Molti di questi gas sono presenti in natura, ma l'attività dell'uomo aumenta le concentrazioni di alcuni di essi nell’atmosfera. Per questo motivo bisogna fare di più e l'azione deve essere rapida, decisiva e congiunta. Stiamo già osservando le ricadute negative dei cambiamenti climatici e le misure adottate dalla comunità internazionale non sono sufficienti per raggiungere gli obiettivi a lungo stabiliti dall’accordo di Parigi. Oltre a definire le azioni delle singole nazioni per il 2025 e il 2030, devono essere stabiliti anche gli obiettivi a lungo termine per ridurre le emissioni di carbonio e passare da fonti energetiche fossili a energie rinnovabili e raggiungere entro il 2050 l’equilibrio tra emissioni e assorbimento del carbonio. Abbiamo l'obbligo collettivo nei confronti delle generazioni future di fare tutto ciò che è umanamente possibile per fermare i cambiamenti climatici e per rispondere ai loro catastrofici effetti.






Quando l'Immigrazione è sinonimo di Schiavitù





Il termine “migrazione” viene definito come “lo spostamento di individui o gruppi da un luogo a un altro”. Per quanto riguarda l’immigrazione, nella maggior parte dei casi, nell’attuale periodo storico, tale termine prende un’accezione negativa. Oramai, quando si parla di immigrazione si associa automaticamente il termine ad aggettivi quali “illegale” o “clandestina”; purtroppo, non è un’abitudine errata. Ogni giorno centinaia di uomini, donne e bambini si vedono costretti ad abbandonare il proprio paese, lasciando un clima di terrore, guerra, carestia e povertà, ma lasciando anche la propria intera vita. Queste persone cercano un futuro migliore, ma spesso vengono adescate da aziende più o meno trasparenti che li sfruttano in lavori di manovalanza; non è forse questa la schiavitù? Il reale problema sta nel fatto che in tempi moderni quali dovrebbero essere quelli attuali la schiavitù non si mostra più alla luce del sole, ma si cela dietro stime inesatte, opache, poiché non si può stabilire con certezza una situazione che di legale ha ben poco.
O meglio, forse non si vuole stabilire. Gli uomini vengono impiegati nei lavori forzati, le donne vengono costrette alla prostituzione e i bambini, sembra quasi impossibile per quanto assurdo, vengono “ceduti” a individui che li formano, letteralmente, per commettere reati. Ci si nasconde, dunque, dietro al fatto che i bambini non siano perseguibili penalmente e, di conseguenza, "non si può” ricondurre a qualcuno la responsabilità della loro condotta. I temi dell’immigrazione e della schiavitù sono evidentemente strettamente collegati. Prendendo in analisi il popolo italiano, il suo atteggiamento nei confronti degli immigrati è sempre più intollerante. Già nel settembre 2015 la percentuale di persone che pensava fosse giusto accogliere migranti era pari al 26% degli intervistati; i dati riportati nel dicembre 2018 mostrano come 6 italiani su 10 affermano senza esitazioni di non volere immigrati extracomunitari, mentre il 45% non vuole immigrati di qualsiasi provenienza. Il 58% degli italiani sostiene che gli immigrati rubino il lavoro ai locali, mentre il 63% sostiene che siano un peso per il sistema di welfare. Il 75% degli italiani è convinto che l’immigrazione aumenti il tasso di criminalità. Questa è l’agghiacciante istantanea scattata dal CENSIS nel suo Rapporto annuale sulla situazione sociale del Paese. Sono dati disarmanti, ma come non ricondurre una parte di responsabilità a tutto il quadro sociale descritto in precedenza? Ogni Paese dovrebbe tutelare tanto i propri cittadini nativi quanto quelli immigrati, ma per farlo a tutto tondo c’è bisogno di una pulizia abbastanza profonda di ogni sfaccettatura di quei tessuti sociali le cui tendenze portano alle situazioni di degrado già citate.  






La Programmazione Neuro Linguistica




La programmazione neuro-linguistica indica una metodologia per cambiare i pensieri e i comportamenti di una o più persone, allo scopo di aiutarli a raggiungere i risultati desiderati.
Nata negli anni ’70 in California, la PNL deve il suo successo alla promessa (spesso mantenuta) di migliorare le performance sul lavoro e di raggiungere la felicità, attraverso lo sviluppo personale. I fondatori della PNL, lo psicologo Richard Bandler e il linguista John Grinder, sono partiti dalla convinzione di poter identificare i modelli di pensiero e comportamenti di individui di successo, per poi insegnarli agli altri.Una delle tecniche principali della PNL è infatti costituita dall’imitazione o, come la definiscono gli esperti, modeling: imitando il linguaggio e i comportamenti delle persone di successo sarebbe possibile fare nostre le loro capacità e raggiungere i loro stessi risultati. La PNL si basa principalmente sull'elaborazione del linguaggio, ma utilizza anche altre tecniche di comunicazione per far sì che le persone cambino i loro pensieri e i loro comportamenti.
Come funziona?
La PNL si fonda sull'idea che le persone operano attraverso "mappe" interne con cui rappresentarsi il mondo.
La PNL cerca così di individuare tali mappe (che non sono altro che esperienze soggettive di ciò che ci circonda) per modificarne gli orientamenti. Si tratta di una metodologia che mira a un cambiamento di pensiero e di comportamento.

A cosa serve?
La PNL trova un ampio terreno di intervento, utilizzando varie tecniche in base agli scopi desiderati. La PNL viene impiegata per:

  • trattare ansia, fobie e stress, migliorando così le risposte emotive a determinate situazioni;
  • raggiungere obiettivi professionali di successi, come maggiore produttività sul lavoro e
    motivazione;
  • rimuovere pensieri e sentimenti negativi associati a un evento passato;
  • migliorare le proprie capacità comunicative.

    In genere, la PNL è utilizzata come metodo per lo sviluppo personale attraverso
    il "potenziamento" delle proprie capacità, che mira ad avere maggiore fiducia in se stessi e a comunicare meglio con gli altri.
    Tutt’oggi l'efficacia della PNL non è stata ancora dimostrata, malgrado siano passati più di 40 anni dalla sua ideazione, né tale pratica è stata oggetto di analisi scientifiche rigorose.



La porta Alchemica: tra storia e leggenda





Forse non tutti sanno che proprio nel cuore di Roma, in uno dei quartieri più caratteristici, nei giardini di piazza Vittorio Emanuele, pur essendo davanti agli occhi di tutti si nasconde una porta magica. C’era una volta un pellegrino che per una notte soltanto dimorò nei giardini della villa del marchese di Pietraforte Massimiliano Palombaro, alla ricerca di una misteriosa erba in grado di produrre l’oro. La leggenda trasmessaci nel 1802 dall’abate Girolamo cancellieri racconta che al mattino del pellegrino identificabile come l’alchimista Francesco Bono, non erano rimasti che una pergamena con disegni magici e formule enigmatiche ed una scia di pagliuzze dorate. Il Marchese Palombaro, cultore delle scienze alchemiche, raccolse nella sua villa situata sull’Esquilino i più noti intenditori al fine di decifrare le formule lasciate da Bono. Qualsiasi tentativo fallì e il marchese decise di incidere quei misteriosi segni su ognuno dei 5 ingressi della sua villa. Il Marchese vide crescere il proprio interesse per le arti alchemiche presso la corte della Regina Cristina di Svezia, che iniziò a frequentare dal 1656. Grazie anche al florido periodo risorgimentale, la dimora regale divenne un crocevia di medici esoteristi, astronomi, nobili di tutta Europa e alchimisti.

La sovrana di fatti abdicò al trono di Svezia dopo essersi convertita al cattolicesimo e decise di trasferirsi a Roma, dove popolata dai Papi che si susseguivano, dedicò alla conoscenza scientifica tutta la sua vita. Col passare degli anni la dimora del Marchese venne smantellata e delle 5 porte ne rimase una soltanto, chiusa nei depositi comunali capitolini. Quando nel XIX secolo, piazza Vittorio Emanuele venne progettata fino ad assumere le sembianze odierne, la porta reduce fu collocata nel cuore dei giardini della piazza. Le statue gemelle che si trovano a lato di ciascuno stipite furono aggiunti nell’800 e raffigurano il dio Bes, una divinità minore della religione egizia. Il marchese Palombaro certo non immaginò quali traversie avrebbe vissuto la sua diletta porta, quella che riportava il maggior numero di incisioni, e certo non immaginò che il perimetro di quella porta rappresentava la sintesi di tutti i principi dell’alchimia: astrologia, geologia, chimica, fisica e quant’altro potesse segnare il percorso fino alla pietra filosofale.





Ted Bundy: il killer delle studentesse




Theodore Robert Bundy, anche conosciuto come Ted Bundy, nacque nel 1946 nel Vermont (USA). Sin da bambino aveva una certa confusione riguardo la sua identità dovuta dal comportamento della madre che si fingeva sua sorella, e dall'aver sempre considerato come figura paterna suo nonno, un uomo violento e con grande interesse per la pornografia. Durante il periodo universitario conobbe il suo primo amore Stephanie Brooks. Ted rimase molto segnato dalla loro rottura e fu proprio per questo motivo che si trasformò da un'affascinante studente di legge, con un futuro nel Partito Repubblicano, in uno spietato serial killer. ogni sua vittima evocava nell'aspetto la figura snella di Stephanie, con i suoi capelli neri con la riga in mezzo. il 4 gennaio 1974 la diciottenne Joni Lentz divenne la sua prima vittima. Le sue coinquiline la trovarono le letto in una pozza di sangue dopo essere stata picchiata e violenta, ma nonostante ciò sopravvisse. Seguì una lunga serie di omicidi, 23 per la precisione, tutti con lo stesso modus operandi. Infatti, Ted era solito travestirsi e inscenare assurdi incidenti per poi chiedere aiuto alle sue future vittime. Tutte le ragazze sono state ritrovate nude, violentate, sodomizzate e picchiate, strangolate con i loro indumenti e in alcuni casi truccate e lavate dopo la loro morte.
Grazie ad una denuncia di aggressione sporta da Carol Da Ronch, adescata da Ted travestito da poliziotto, partirono le prime segnalazioni in alcuni stati tra cui Colorado, Utah e Oregon. Il 16 agosto del 1975, l'ufficiale della stradale Bob Haywood, notò un maggiolino già segnalato nei pressi di Grande, Utah; quel giorno avvenne il primo arresto di Ted Bundy, accusata di essere l'assalitore di Carol Da Ronch; nella sua auto, infatti, furono ritrovati alcuni travestimenti come baffi, manette, stucco per gesso e delle grucce. Nonostante la sua carcerazione, Ted riuscì ad evadere due volte e commise altri omicidi. Nel frattempo la polizia federale continuava a ritenerlo responsabile di ulteriori omicidi. Venne aggiunto dal FBI nella lista dei 10 criminali più ricercati d'America. Tornato in carcere, Ted si appellò ad una legge della Florida che gli permetteva di evitare la pena di morte nel caso in cui si fosse sposato. La donna in questione era Carol Ann Bonn, da cui ebbe una figlia. La sentenza di morte, però, non tardò ad arrivare. il 24 gennaio 1989 alle ore 7.06, Theodore Robert Bundy fu giustiziato con una scarica di oltre 2000 Volt, e con una procedura insolita le sue ceneri vennero sparse sulle Taylor Mountains, luogo in cui molte delle sue vittime furono ritrovate. 




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